La prima notizia sulla Cappella di San Faustino si trova in un documento dell’archivio della Cattedrale di Reggio, pubblicato dall’Affarosi e risale all’anno 857. In quel documento l’imperatore Lodovico, a petizione di Sigifrido vescovo di Reggio, confermava i diritti sopra diversi possessi tra cui si nomina la Cappella di San Faustino. Di questa antica Cappella parla altresì un Placito del 945 dove, Rodolfo, figlio del conte Unroco e Gitulfo avvocato del vescovo Aribaldo di Reggio Emilia, espongono ad Ildonio, Messo del Re Ugo d’Italia, le rispettive ragioni circa i diritti che entrambi pretendevano sopra la cappella di San Faustino (nominata pieve nel 1186), concludendo con la proprietà a Rodolfo e diritto di nomina dei preti e dei Diaconi da parte del Vescovo. Inoltre, si ha ricordo nei rilievi imperiali del 980 da Ottone II, nel 1160 da Federico I nel 1191 da Enrico VI e nel 1224 da Federico II.
Pieve Romanica di San Faustino
Dedicata ai Santi Faustino e Giovita, risale al secolo IX
LA FACCIATA
LE ABSIDI
Dopo diverse ristrutturazioni avvenute nei secoli, verso il 1853, le precarie condizioni architettoniche della Pieve, indussero l’allora Prevosto Don Antonio Beltrami a dover decidere per una radicale ristrutturazione; che avvenne poi a proprie spese. L’idea fu di dare alla Pieve una struttura neoclassica, di moda per quel tempo. Infatti, ciò avvenne ma soltanto per quanto riguardò la parte interna (progetto Arch. Cesare Costa) poiché, su consiglio del Dott. Malagola, la facciata venne ristrutturata mantenendo una linea pressoché originaria, dando così un aspetto di stile Romanico-Lombardo (progetto Prof. Faccioli).
A metà del 1900, l’Arciprete Don Cipriano Ferrari, dopo diversi e mirati interessamenti, decise di dare inizio ai lavori per riportare la pieve alla primitiva struttura Romanica, dove le absidi ne confermano l’origine. Alla fine del 1900 i suddetti lavori di restauro vengono portati a termine dall’Arciprete Don Lanfranco Lumetti, lasciando inalterata la facciata con lo stile Romanico-Lombardo.
Di notevole importanza sono:
– Le tre absidi ornate con lesène che terminano in archetti reggenti il cornicione.
– Il prezioso affresco nell’abside centrale che rappresenta la Madonna in trono con il bambino; di impronta Bizantina del XIII secolo.
– Il tabernacolo in marmo di Carrara del XVI secolo.
– La Pala d’altare cinquecentesca, attribuita a Benvenuto Tisi detto il Garofalo, rappresentante la vergine con il figlio ed i Santi Protettori Faustino e Giovita. Questa, aveva già decorato la chiesa dell’Ospitale presso Rubiera, posseduta dalla famiglia dei conti Sacrati, e che l’allora parroco di San Faustino Don Zanni acquistò alla fine del 1600 per porre nella sua Pieve (dopo Don Zanni, l’arcipretura passò da San Faustino a Rubiera e solo alla metà del 1900 venne riconosciuta, di nuovo, anche a San Faustino).
Sulla facciata si possono ammirare:
– Le sculture del tempietto ed i capitelli delle quattro colonne semicircolari, opera del Sig. Michelangelo Aschieri di Verona e la pittura che rappresenta i santi Faustino e Giovita del Sig. Francesco Rivara di Parma.